Contribuiamo a cosa? Dopo il 16 dicembre

Lunedì 16 dicembre alcune decine di lavoratori e lavoratrici, precari e migranti, hanno manifestato di fronte agli uffici INPS di Bologna per porre per la prima volta all’ordine del giorno il problema della gestione dei loro contributi (guarda il servizio del TG3 Regionale ER cliccando qui, ascolta il servizio di Radio Città del Capo cliccando qui). Una delegazione del Coordinamento Migranti ha incontrato la direzione e alcuni responsabili dell’ufficio provinciale dell’INPS. A loro sono state poste le  domande alla base della protesta: dove finiscono i nostri contributi? Per che cosa versiamo i contributi se la legge Bossi-Fini impedisce di ritirarli quando si perde il permesso di soggiorno o si decide di lasciare l’Italia? Perché l’INPS li registra spesso con notevole ritardo? Quale comunicazione esiste tra INPS e Questura?

inps 16 dice
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È stato inoltre discusso il problema della gestione della Cassa Integrazione in deroga per i lavoratori delle Cooperative e, in particolare, quelli della Granarolo in attesa da mesi, nonostante le tante parole spese da parte delle istituzioni. La maggior parte di loro, infatti, ha ricevuto la Cassa Integrazione in ritardo. Cinque lavoratori della Planet Log sono ancora in attesa della Cassa Integrazione, nonostante l’accordo di giugno. Nell’incontro è emerso che nel caso della cooperativa Planet Log, a causa di alcune verifiche e ritardi, la Regione non ha ancora concesso l’autorizzazione per i versamenti dovuti. Dopo l’incredibile accostamento tra i facchini e la mafia, continua invece da parte di Legacoop un allarmismo che ha il solo scopo di nascondere le reali condizioni di lavoro nel mondo delle cooperative. Nel corso dell’iniziativa del 16 dicembre è stato dunque posto con forza il problema di quelle cooperative che utilizzano le politiche dei “fallimenti” o dei cambi d’appalto per fare profitti sui contributi mai versati ai lavoratori. I lavoratori migranti in questo caso sono in una situazione paradossale, perché pur essendo tutelati dalle “clausole di salvaguardia” vedono, in mancanza di reddito, il loro permesso di soggiorno a rischio.

L’INPS ha comunicato di avere un canale di comunicazione diretto con la Questura, ma  la delegazione ha fatto notare che spesso alle lavoratrici domestiche è richiesto di verificare  di persona la loro condizione. Ciò comporta perdite di giornate di lavoro e ulteriore incertezza. L’INPS ha riconosciuto che esiste un problema specifico che riguarda le lavoratrici domestiche: le procedure di verifica sono infatti più complesse nel caso di datori di lavoro individuali, soprattutto nel caso in cui le lavoratrici siano pagate con i voucer.

I lavoratori precari presenti al presidio hanno denunciato che i loro contributi sono ormai diventati versamenti a fondo perduto. Le recenti dichiarazioni del Governo dicono chiaramente che nessun precario godrà in futuro di una pensione sufficiente a sopravvivere, ammesso che riesca a beneficiarne. D’altra parte, la precarietà contributiva significa anche che le indennità di cui i lavoratori dovrebbero godere sono altrettanto precarie.

Il risultato di questa situazione è che migranti e precari continuano a versare contributi che permettono all’INPS di funzionare, ma spesso questo non comporta alcun beneficio per loro. Per i migranti si tratta di un sistema di sfruttamento che produce a volte un vero e proprio furto: ad opera dei datori di lavoro che non versano i contributi e dello Stato che, con la legge Bossi-Fini, espelle i lavoratori e si tiene anni di contributi versati.

Sono questioni che non si esauriscono in una mattina, ma con il presidio del 16 dicembre i migranti e i precari insieme hanno rotto il silenzio, che fa comodo a molti, sulle loro reali condizioni di lavoro e di vita. Lo hanno fatto scegliendo un luogo che conoscono bene, perché lì finisce una parte della loro busta paga, e lì devono spesso fare lunghe file per avere informazioni o riparare agli errori della burocrazia. Dopo l’iniziativa del 16 dicembre diciamo che i ritardi del pagamento della cassa integrazione per i lavoratori di Planet Log deve essere risolto immediatamente. All’INPS diciamo che le pratiche riguardanti i migranti devono essere velocizzate per impedire ulteriori blocchi che mettono a rischio i redditi e i permessi di soggiorno, ma a Prefettura e Questura diciamo che non possono più utilizzare la verifica dei versamenti contributivi per rifiutare il rinnovo del permesso o il rilascio della carta di soggiorno ai migranti: una delle male-pratiche che abbiamo denunciato oltre un anno fa, oggi sconfessata da una sentenza del tar della Lombardia. Denunciamo inoltre la situazione di separazione e incertezza che colpisce le migranti che lavorano presso le famiglie.

Come abbiamo fatto fino a oggi, continueremo a monitorare questa situazione. Il fatto che migranti e precari protestino insieme su una questione come il loro trattamento contributivo e le loro condizioni di lavoro, indica una direzione di lotta capace di unire lavoratori e lavoratrici, verso la quale continueremo a mobilitarci.

Coordinamento Migranti

Lavoro Insubordinato