Contro la violenza maschile e razzista, oggi sciopero femminista!

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Oggi 25 novembre, giornata contro la violenza maschile, noi donne, migranti, operaie dell’Assemblea Donne del Coordinamento Migranti scioperiamo di fronte ai cancelli della Yoox all’interporto di Bologna. Lo facciamo perché la lotta contro la violenza maschile si combatte anche nei luoghi dello sfruttamento e non è separabile dalla violenza razzista che affrontiamo ovunque. Alla Yoox come in molti altri luoghi di lavoro che impiegano manodopera femminile, noi operaie, in gran parte migranti, siamo costrette a ritmi di lavoro intenso con turni che diventano un ricatto quando sei madre e non puoi pagare una baby sitter, ma il lavoro ti serve per vivere e persino per restare in Italia. Si tratta di un ricatto e di una violenza a cui non intendiamo cedere.

In questi mesi noi donne siamo in scese in piazza in tutto il mondo per un permesso di soggiorno europeo incondizionato e in queste ultime settimane abbiamo continuato a organizzarci e a dare voce alla nostra ribellione. Dall’Italia alla Georgia, dalla Francia alla Macedonia, dalla Germania alla Turchia passando per la Spagna, la Polonia, la Slovenia. L’Assemblea Donne del Coordinamento Migranti e il network transnazionale EAST – Essential Autonomous Struggles Transnational hanno raccolto e pubblicato decine di video interviste a donne lavoratrici, migranti, nere, madri.

Verso il 25 novembre e soprattutto oltre abbiamo voluto parlare delle condizioni in cui stiamo vivendo in pandemia, delle lotte che stiamo portando avanti singolarmente ogni giorno e collettivamente attraverso i confini. Abbiamo voluto raccontare le nostre difficoltà, le nostre differenze e che cosa significa viverle come donne in una società dove razzismo, sfruttamento e patriarcato funzionano come una “santa trinità” e il permesso di soggiorno è l’assoluzione per il peccato di non essere nate in Europa. Come diciamo nelle interviste, la violenza maschile, domestica, sessuale, patriarcale si sostiene sul nostro sfruttamento continuo, su un salario che non paga nemmeno l’essenziale della nostra vita, su quel razzismo che non casualmente è spesso condito con molestie e maschilismo da parte dei capi o dei responsabili, come se il ricatto del permesso di soggiorno non bastasse.

Lo abbiamo fatto perché sappiamo che queste condizioni sono quelle di molte altre. Di tutte quelle donne che fanno lavori essenziali o che oggi con la scusa della pandemia si ritrovano costrette a lavorare il doppio per salari miseri e devono lottare per non essere schiacciate e messe a tacere, rese invisibili di fronte alle essenziali esigenze di questa società razzista e patriarcale. Ci siamo organizzate a livello transnazionale perché questa è l’unica condizione per rompere l’isolamento.

L’abbiamo fatto perché sappiamo che non c’è femminismo senza la nostra lotta. Non c’è femminismo senza la nostra vita. Perché la nostra vita racconta una condizione specifica ma anche generale. Racconta di una potenza che possiamo mettere in campo. La nostra vita come donne e migranti indica una direzione alla lotta femminista e alla lotta contro lo sfruttamento.

La violenza maschile non è una sola cosa per noi donne migranti, non lo è per nessuna donna. Oggi vogliamo urlare questo per strappare il silenzio in cui essa è costantemente ricacciata. Ma anche per dire che questa violenza va combattuta ogni giorno nelle sue varie facce, nelle sue diverse forme, in tutti i luoghi dove le condizioni che la sostengono vengono riprodotte: a lavoro, in questura, ai confini, in casa, in strada, a scuola o all’università, nella famiglia. La violenza maschile e patriarcale non è una sola cosa per tutti coloro la cui libertà è continuamente attaccata, giudicata, categorizzata. Lesbiche, gay, trans e chiunque non teme di praticare la propria differenza, ogni giorno lotta contro questa violenza. Non vedere questo legame ci limita.

Come donne e come migranti oggi vogliamo dire che il nostro rifiuto della violenza è essenziale per la lotta di tutte e di tutti. Spezzare la catena che lega razzismo e patriarcato è essenziale per la libertà di chi lotta e nei prossimi mesi continueremo a costruire una voce collettiva sempre più potente, transnazionale, femminista. Come migranti sappiamo che l’unico modo per farci ascoltare è scioperare. Come donne sappiamo che questo sciopero deve essere femminista per rompere le divisioni che ci opprimono. Contro la violenza maschile e patriarcale, contro lo sfruttamento e il razzismo che la riproducono e la alimentano, la nostra lotta è essenziale, il nostro sciopero è essenziale.

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