Un lusso che non gli possiamo permettere. Donne migranti in sciopero alla Yoox!

La «sensibilità e il talento umano» delle donne sono importanti per Yoox: Federico Marchetti, fondatore del colosso dell’alta moda online, ha dichiarato che il nome dell’azienda contiene «i cromosomi uomo e donna, Y e X, e la O che è lo zero del codice binario». Le operaie di Yoox, al terzo giorno di sciopero, dicono che questo significa uno sfruttamento tutto speciale. Il grande manager bocconiano, infatti, produce merci di lusso obbligando le lavoratrici a turni massacranti, che impediscono loro di accompagnare i figli all’asilo e a scuola, di andarli a prendere in tempo, di metterli a letto la sera. Marchetti usa la pandemia per fare pressione sulle lavoratrici e così provare a liberarsi di chi ha ancora un contratto a tempo indeterminato. Perciò. quando lui dice lusso e algoritmi, le lavoratrici dicono minaccia di licenziamento. Quando il manager dichiara di puntare sui giovani, le lavoratrici capiscono che intende liberarsi di lavoratrici di mezza età e fastidiose, che con lo sciopero pretendono di determinare le condizioni in cui sono messe al lavoro. La loro rivendicazione è di essere impiegate nel turno centrale, o di avere una riduzione dell’orario di lavoro, per avere la possibilità di occuparsi dei loro figli.

Il manager dovrebbe essere sensibile a questa richiesta. Ha infatti dimostrato grande zelo durante la pandemia, partecipando a una raccolta di materiali digitali in collaborazione col Comune e l’Università di Bologna per permettere la didattica a distanza ai bambini che non hanno un computer o uno smartphone. Ci piacerebbe sapere che cosa dicono il Comune e l’Università di Bologna di questo partner che ruba sistematicamente alle operaie di Yoox il tempo per stare con i loro figli e paga salari che non permettono di arrivare a fine mese, figuriamoci a comprare un computer. Se ancora non se ne sono accorti, maschilismo e razzismo sono i cromosomi dell’imprenditorialità celebrata da Yoox: già in passato nei suoi magazzini ci sono state denunce di molestie sessuali, ora invece Yoox si concentra sul fare soldi sulla pelle delle madri, scommettendo sulla loro necessità di accettare qualsiasi condizione di lavoro se vogliono portare a casa il salario che serve non solo per vivere, ma anche per rinnovare il permesso di soggiorno che la maggior parte di loro si porta in tasca.

D’altra parte, negli ultimi tempi c’è stata una vera e propria epidemia di manager bocconiani con una straordinaria sensibilità verso il prossimo e un impareggiabile talento quando si tratta di sfruttare il lavoro migrante e le donne. Come dimenticare la vicenda del prode inventore della startup Straberry, che ha fatturato milioni pagando i migranti 4,5 € l’ora, e come dimenticare l’esuberante ideatore di facile.it, che ha dato libero sfogo al suo cromosoma Y stuprando giovani donne.

I profitti milionari di Yoox ‒ celebrati nel ventennale della sua nascita con grandi plausi giornalistici per la capacità innovativa che fa splendere nella nebbia la Silicon Valley emiliana ‒ sono fatti col sudore di centinaia di donne migranti che stanno rischiando di perdere il lavoro perché come madri non possono permettersi di concedere la piena disponibilità che l’azienda pretende. Ma quella piena disponibilità loro non vogliono concederla e per questo stanno scioperando.

Tra il padrone che inneggia al lusso e all’innovazione sbattendo in faccia i suoi profitti a chi paga il prezzo della pandemia e le donne migranti che rifiutano lo sfruttamento maschilista e razzista bisogna scegliere da che parte stare. Mentre la Prefettura ha cordialmente invitato la direzione di Yoox a concedere un tavolo di trattativa, noi diciamo che le donne di Yoox devono ottenere immediatamente ciò per cui stanno combattendo.

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