Uno sfruttamento stupefacente. Il racconto dei migranti truffati da un’impresa che produce cannabis

Stipati dentro un CAS, in costante attesa di un permesso di soggiorno, i migranti ricevono dal governo l’accoglienza perfetta affinché padroni e padroncini possano sfruttare al meglio il loro lavoro. Con l’autorizzazione di Questura e Prefettura da cui dipende la concessione e il rinnovo del permesso, i padroni trovano facilmente un modo per non dare ai migranti neanche quel minimo di salario che gli spetta per il loro lavoro. Se nei grandi magazzini dell’Interporto è diventato ormai normale che ai lavoratori migranti non vengano pagati gli straordinari, nelle piccole aziende la situazione non è migliore. Dopo la denuncia di F., in questa intervista G. racconta come lui e altri siano stati addirittura truffati, firmando un contratto falso per un’azienda che produce cannabis legale a Bologna. Il padrone, un giovane e ambizioso razzista, non si è mai sognato di pagare il loro lavoro.

La truffa non è un accidente né un caso. Se i padroni sanno che le istituzioni si girano dall’altra parte, se le leggi e la gabbia dell’accoglienza continuano a privare i migranti di ogni mezzo per farsi valere con una causa o per essere autonomi, lo sfruttamento non avrà mai un limite. Per questo G. invita tutte e tutti i migranti ad alzare la voce e a lottare uniti per rovesciare questo sistema.

 

Che cosa è successo?

Per due mesi io e due miei amici, anche loro migranti, abbiamo lavorato per un’azienda di raccolta della Cannabis, la New Weed Order, Social Cannabis Club. Ci sembrava un’occasione da cogliere perché anche se la paga era poca non era il solito contratto a chiamata con un’agenzia per i magazzini, con il quale non sai mai quanto e quando lavori. Io avevo ottenuto il documento una settimana prima e non ero più nel centro dov’ero prima, con il contratto pensavo di poter cominciare a vivere una vita in autonomia. Invece quel contratto si è rivelato addirittura falso. Io e i miei amici abbiamo lavorato per due mesi. Dopo il primo mese il padrone ci ha detto che ci avrebbe pagato il mese successivo, e non avendo alternativa siamo rimasti lì, perché in effetti il lavoro da fare c’era. Al secondo mese abbiamo chiesto di nuovo i nostri soldi e ci ha detto di nuovo che non aveva niente da darci. Intanto noi il nostro lavoro lo avevamo fatto, lui vedeva che le piante crescevano e noi non vedevamo i soldi. A quel punto tutti e tre abbiamo deciso che non saremmo più andati a lavorare finché lui non ci dava quello che ci doveva.

 

Come è finita la questione?

A quel punto se n’è fregato e ci ha fatto capire che quei soldi non ce li avrebbe mai dati. Stiamo parlando di 1400 euro a testa. Ci siamo rivolti a un sindacato per farci pagare, sono state mandate lettere ma non è cambiato nulla. Ogni volta che io ho chiesto soldi lui tirava fuori cose assurde, tipo che i carabinieri mi stavano cercando. Quando ha accettato di incontrarci ha proposto di darci 250 euro a testa di chiudere lì la questione. Per me è ridicolo. Ovviamente abbiamo rifiutato, perché abbiamo lavorato, lo abbiamo fatto bene e lui non ci deve fare l’elemosina. Io non accetto di rincorrere il padrone per chiedergli le briciole dei soldi che mi spettano o di far decidere a lui quanto deve darmi. Adesso vivo fuori Bologna, ho altre cose a cui pensare, devo cercare un nuovo lavoro e sono costretto a perdere altro tempo per avere dei soldi che mi spettano. I soldi per andare in Tribunale non ce li ho, quelli del lavoro lui me li ha rubati e se non denunciamo questa cosa pubblicamente finisce che ha vinto lui.

Io sono sicuramente preoccupato per me e per i miei amici, ma mi preoccupa anche che questa cosa si ripeta con altri fratelli. Adesso conosco altri ragazzi migranti che stanno lavorando lì al nostro posto! Ho raccontato a loro quello che mi è successo, gli ho detto che è un padrone che sfrutta e che poi non paga, ma non posso fare altro. Loro sono nella stessa situazione in cui ero io qualche mese fa. Il padrone crede di poterci trattare così perché siamo migranti e quindi con noi può farla franca sempre, perché in questo paese se sfrutti e truffi i migranti non succede niente.

 

Perché credi che succeda questo?

Il problema è che i migranti per un motivo o per un altro sono sempre sotto ricatto. Ci sono quelli che devono lavorare perché hanno l’urgenza di rinnovare il permesso di soggiorno, ci sono quelli che magari riescono a strappare un permesso ma poi devono accettare qualsiasi contratto perché da un giorno all’altro devono uscire dall’accoglienza o vengono spediti in un altro posto. Ma l’accoglienza stessa è una gabbia e quando sei lì non vedi l’ora di accettare un contratto di lavoro solo per uscire ed essere libero di farti una vita ed essere autonomo.

Evidentemente però a nessuno interessa che noi migranti possiamo vivere liberi e autonomi in questo paese, anzi fa comodo a tutti che non lo siamo. Adesso tanti migranti che conosco hanno permessi bloccati in Questura, aspettano anni, ora con il coronavirus diventa ancora più difficile avere un permesso. Altri si sono trovati a portare in Questura contratti falsi come il mio, ovviamente senza sapere che erano falsi, ma la questura mica avvisa? Aspettano mesi o anni e poi quando hanno appuntamento gli viene detto che c’era qualche problema, che il contratto era falso o che non c’era la residenza.

Anche mentre sei nell’accoglienza ti dicono di continuo che ti aiutano a cercare un lavoro ma non fanno nulla, cercano sempre di tenerti in una condizione di dipendenza. Io sono stato in un centro fino a qualche mese fa e so che ai migranti che sono lì non vengono dati né gli strumenti né la possibilità per trovarsi un lavoro con cui vivere da soli. Continuano a chiamarmi proponendomi dei corsi di formazione, ovviamente gratis, come se fosse una grande opportunità. Ma io ne ho già fatti tantissimi negli anni scorsi e sono comunque in questa situazione! Ho dovuto mostrare tutti i certificati che ho ottenuto per convincerli che non ho bisogno né di formazione né di altro, ho bisogno solo di lavorare senza essere sfruttato per poter essere autonomo. Come me tanti altri ragazzi migranti che conosco, sui quali magari contano anche le loro famiglie in Africa e che devono addirittura dire bugie ai loro parenti e fingere che sono felici in un paese dove volevano costruirsi una vita migliore e che invece li sfrutta, li ricatta, li usa quando serve e poi li caccia quando non servono più. Dovremmo essere in tanti a denunciare, a scendere in piazza contro questa situazione, se no il sistema rimane lo stesso e la situazione di tutti noi migranti non migliora mai.

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