Martedì scorso, i migranti del CAS di Malalbergo hanno convocato una conferenza stampa per denunciare pubblicamente il razzismo istituzionale della Prefettura, che da un giorno all’altro li ha sbattuti per strada. Insieme a PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, Coordinamento Migranti e Collettivo Edera, i migranti hanno chiesto più tempo per sé e per le centinaia di altre e altri ospiti dei CAS bolognesi a cui sta per essere revocata l’accoglienza. La risposta della Prefettura è stata infatti immediata: nel giro di due giorni, nuove comunicazioni di espulsione hanno raggiunto decine di migranti del CAS di via Mattei a Bologna, oltre a diverse donne migranti ospiti della struttura di San Giovanni in Persiceto e persino una famiglia con minori ospite della struttura di Pianoro.
Di questo passo, entro poche settimane saranno centinaia le donne e gli uomini a ritrovarsi per strada, nonostante abbiano in tasca un permesso di soggiorno e, in alcuni casi, addirittura un contratto a tempo indeterminato. Il coinvolgimento di donne e famiglie con minori mostra il combinato di razzismo e patriarcato che la Prefettura è pronta a dispiegare, ignorando i percorsi di fuoriuscita da violenza, sfruttamento e oppressione che queste donne hanno intrapreso, e senza preoccuparsi né del fatto che, senza una casa, aumenta l’esposizione alla violenza maschile e razzista oltre che lo sfruttamento, né di buttare minori in mezzo alla strada. Alle migranti di San Giovanni in Persiceto, lavoratrici assunte con contratti regolari, è stata prospettata l’opzione di un trasferimento nella seconda accoglienza a Barletta, a Marsala o nell’entroterra campano. Le donne e gli uomini migranti a cui viene revocata l’accoglienza, però, non hanno alcuna intenzione di piegarsi all’alternativa tra accettare un trasferimento in zone lontane centinaia di chilometri perdendo il proprio lavoro, oppure restare a Bologna e ritrovarsi senza casa, dovendosi barcamenare tra un mercato degli affitti sempre più inaccessibile a chi come loro vive di contratti precari e salari poveri e proprietari di casa che si rifiutano di dare un posto letto a chi ha la pelle nera.
Nel CAS di via Mattei, almeno in alcuni casi, le revoche sono state accompagnate da proposte di inserimento nei progetti del Sistema di Accoglienza e Integrazione del territorio metropolitano. Questo dimostra che, con il tempo necessario e la volontà politica, sarebbe possibile garantire un passaggio tra prima e seconda accoglienza senza lasciare nessuno per strada. È proprio questa possibilità concreta a svelare il carattere politico e razzista della gestione della Prefettura, il cui unico obiettivo è di inviare il messaggio che donne e uomini migranti se ne devono andare, e poco importa se vivono e lavorano a Bologna. Di fronte a tutto questo il Comune di Bologna e la Regione non possono rimanere a guardare, ma devono dire chiaramente al Prefetto e al suo padrone Piantedosi che qui nessuno esce da un CAS finché non ha la certezza di avere un tetto sopra la testa.
Come PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, Coordinamento Migranti, Assemblea Donne del Coordinamento Migranti, Collettivo Edera e Donne in Strada, continueremo a rendere pubblico ogni attacco nei confronti delle e dei migranti e a organizzarci insieme a chi rifiuta di essere sbattuto e sbattuta per strada. Lo faremo per le strade, questo sabato 24 maggio, alle ore 17:00, in Piazza dell’Unità, insieme al Comitato Antisfratto e al Comitato Mai più senza Casa, per pretendere che nelle nostre città il diritto alla casa sia accessibile a tutte e tutti. E lo faremo Ad Alta Voce, negli spazi di Porta Pratello, durante le iniziative e le discussioni del Festival femminista e migrante di sabato 31 maggio.
PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale
Coordinamento Migranti
Assemblea Donne del Coordinamento Migranti
Collettivo Edera
Donne in Strada