Aprire le frontiere, fermare la guerra!

[English and French]
(Photo by Omar Marques)

 

Fin dall’inizio dell’attacco all’Ucraina da parte dell’esercito russo, migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, hanno cercato e stanno cercando di fuggire dal paese. Come Transnational Migrants Coordination chiediamo l’apertura delle frontiere per chiunque cerchi sicurezza e la libertà di movimento per tutti coloro che rifiutano di arruolarsi in questa guerra sanguinaria.

Denunciamo che proprio in questo momento, mentre risuonano le sirene e le bombe minacciano la vita di milioni di persone, l’Unione Europea e i suoi stati stanno rafforzando il loro razzismo istituzionale gerarchico invece di adottare una politica di pace. Mentre milioni di persone cercano di trovare un posto sicuro, i migranti in Ucraina denunciano il fatto che le persone non ucraine sono costrette ad aspettare e a far passare prima i bianchi sugli autobus, sui treni o ai controlli di frontiera. Studenti africani e altre persone di origine straniera che cercano di fuggire dall’Ucraina sono stati trattenuti al confine in attesa per giorni, a volte con poca acqua e senza cibo, oppure respinti. Difatti, politici e primi ministri dichiarano pubblicamente che i rifugiati “ucraini” sono diversi dagli altri perché sono considerati europei, ed è chiaro che intendono “bianchi”. Oltre ad essere apertamente razzista, questa affermazione è anche una cruda ipocrisia, dopo anni in cui gli europei dell’Est sono stati accolti in Europa solo come forza lavoro sfruttabile e a basso costo, e ad altri viene impedito di muoversi attraverso il continente a causa del regime di frontiera dell’UE.

Quando sentiamo i governi dichiarare di essere aperti ai rifugiati, non possiamo non ricordare la rimilitarizzazione dei confini attraverso polizia militare, recinzioni e strumenti di sorveglianza digitale, che è avvenuta innanzitutto contro i migranti. Che migliaia di persone sono morte nel Mar Mediterraneo come diretta conseguenza del regime di confine europeo. Che i respingimenti illegali sono la norma lungo i Balcani, a est e sul mare. Che le persone provenienti da zone di guerra come l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, lo Yemen e altre vengono rifiutate con la falsa scusante di “paese terzo sicuro” e tramite accordi con la Libia o la Turchia, dove vengono sfruttate e detenute in campi disumani. Non possiamo non ricordare che all’interno dell’UE, ai migranti che fuggono dalle guerre sono rifiutate l’accoglienza e il riconoscimento legale, e che sono costretti a lottare per la loro vita quotidiana, accolti con razzismo e sfruttamento. È chiaro che le vite umane non sono uguali per l’UE, ma dipendono dalla nazionalità, dai documenti, dalla classe sociale, dal sesso.

Allo stesso tempo, le sanzioni indiscriminate contro la Russia colpiscono anche milioni di migranti che lì ci vivono. Le ritorsioni finanziarie e l’arresto dei sistemi bancari distruggono direttamente le economie di famiglie che non hanno nulla a che fare con questa guerra e che vivono di rimesse. Leggiamo ora che alcuni stati europei vogliono escludere gli oligarchi russi da quella politica che ha permesso per anni ai miliardari di tutto il mondo di comprare la cittadinanza e quindi circolare liberamente e prendere parte al sistema finanziario europeo. Ma proprio questa politica dimostra come le frontiere e le politiche migratorie siano strumentali e discrezionali. Mentre i governi europei fingono di essere improvvisamente aperti ai rifugiati, in realtà vedono nelle persone che arrivano dall’Ucraina un’opportunità per riempire i posti di lavoro vacanti all’interno dell’Unione.

Ci rifiutiamo di accettare questa retorica di guerra e la falsa opposizione tra il bene e il male. Rifiutiamo questo sistema che ci vuole divisi, e che riproduce le gerarchie imposte a migranti, rifugiati e richiedenti asilo. L’uso politico dell’asilo, lo sfruttamento dei lavoratori migranti e ora la corsa ad aumentare la militarizzazione sembrano essere l’unica cosa su cui tutti i governi sono veramente d’accordo.

Come TMC abbiamo firmato, insieme a decine di organizzazioni, la dichiarazione del Transnational Social Strike Platform contro la guerra e per una politica transnazionale di pace, per dire che “dobbiamo fermare questo massacro armato e dobbiamo impedire che un’ulteriore crisi colpisca ancora lavoratori, migranti, donne e uomini che già combattono tutti i giorni per la loro sopravvivenza“. La guerra in Ucraina destabilizzerà ulteriormente l’area e produrrà un movimento di persone che non possiamo prevedere del tutto. Ma è chiaro che questo cambierà la composizione delle società e il mercato del lavoro. Chiariamo quindi che una politica transnazionale di pace può essere costruita solo insieme a una politica di uguaglianza e con i milioni di migranti che rifiutano la guerra, si scontrano con l’ordine delle frontiere e lottano contro lo sfruttamento. 

 

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