Donne migranti contro la guerra: il racconto di Maria

Le parole secche e chiare di Maria, lavoratrice della cura proveniente dall’Ucraina, ci dicono che cosa significa la guerra vista con gli occhi di una donna migrante che da anni è in Italia per costruirsi un futuro, garantirsi una pensione, una casa nel proprio paese, un aiuto ai propri cari. La guerra travolge tutto questo, rompe i sogni di autonomia delle donne, vanifica i loro sacrifici. La guerra la stanno pagando le “badanti” ucraine con i loro salari, per aiutare i parenti che arrivano in fuga dalle bombe e dalla violenza sessuale contro le donne e contro i bambini. Gli stupri di guerra mostrano chiaramente che la guerra è patriarcale: cerca di fare delle donne oggetti impotenti di violenza, cerca di imporre agli uomini di essere ‘uomini veri’ esercitando la violenza. Il modo in cui vengono trattati i migranti ucraini in Russia e i migranti neri in fuga dice chiaramente che la guerra è razzista. Ma nella guerra rimane una speranza: quella di poter tornare “a casa”, quella di non dovere rimanere senza alternative. Per questo futuro, contro la guerra e contro il patriarcato e il razzismo che opprimono il presente noi continueremo a lottare.
Mi chiamo Maria, vengo da Leopoli e sono in Italia da ormai 22 anni. Faccio la badante 24h24 a una signora di 96 anni per 1026 euro al mese, è il miglior lavoro che ho avuto in 20 anni in Italia.
L’Unione Sovietica mi aveva dato una casa a Leopoli, ma ormai ci pioveva dentro e dovevo metterla a posto. Considerato che nel mio lavoro vitto e alloggio sono inclusi, finora tutti i soldi che potevo li mettevo via per la casa o per la mia pensione. Adesso ci sto perdendo. Mia nuora Cristina e i suoi figli sono arrivati da Leopoli da 3 settimane e hanno trovato ospitalità grazie ai miei contatti, ma copro io tutti i costi del vitto e di ciò che serve ai bambini. Loro fanno la scuola ucraina online adesso. Spero potranno tornare a casa presto, anche io un giorno vorrò tornare. Cristina vuole tornare, non vuole stare qui, dice che se almeno Leopoli resta sicura lei tornerà a casa, ma la sera se vede il tg o le capita di sentire il rumore di una sirena ha paura. Anche i bambini sono spaventati perché vedono la loro mamma che ha paura. In Ucraina stanno accadendo cose inimmaginabili e che non si sentono tanto nei tg qui. Non solo le donne, ma anche i bambini stanno subendo violenze sessuali. Stuprano le donne di fronte ai compagni e poi le uccidono. Stuprano i bambini. Cristina ha paura di muoversi da sola anche ora che è qui.
Ho due figli in ucraina di 41 e 43 anni che per ora non sono stati chiamati a combattere perché hanno negozi alimentari, ma potrebbero dover partire da un momento all’altro. “Siamo patrioti” mi dicono. Io non voglio perdere i miei figli. Loro non saprebbero sparare e uccidere qualcuno, sono buoni e poi sono grassi non ce la farebbero (ride). E comunque rischiano anche ora, sentono le bombe e corrono ai rifugi ma se dovesse essere troppo vicina la bomba per scappare?
Ho un fratello a Mosca che mi ha chiesto di non chiamarlo e non scrivergli perché ha paura che lo controllino, non vuole che io gli scriva che Putin è un assassino. Ho tanti amici in Russia, tanti affetti. E Putin sta facendo l’inferno anche contro di loro. Il punto è Putin. Lui dice che è per via della Nato che ha fatto la guerra, ma è solo una scusa. Molti neri che stanno in Ucraina non riescono a scappare, è terribile. Putin diceva che i razzisti siamo noi ucraini, ma è lui il razzista.

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