Espulsioni interne a Bologna. Come Prefettura e governo vogliono liberarsi dei migranti dei Cas

Denunciamo l’imminente allontanamento di nove migranti dal centro di accoglienza straordinaria (CAS) Alabastro di Malalbergo, in seguito a una circolare della Prefettura di Bologna dello scorso 7 aprile inviata ai gestori dei centri di accoglienza. Una circolare che, senza alcun riguardo per la vita delle persone coinvolte, intima agli enti gestori l’interruzione immediata dell’accoglienza per chi “ha perso i requisiti”, imponendo l’uscita immediata dai centri e sospendendo i pagamenti agli enti gestori fin dal giorno della notifica. Tutto ciò con un preavviso di soli tre giorni, del tutto insufficiente ai migranti per trovare una sistemazione alternativa, che è ancora più breve di quello già irrisorio che è stato dato in altre situazioni e che non ha nessun fondamento legale.

I fatti sono chiari: nove migranti, titolari di protezione internazionale o in attesa dell’esito del ricorso, si trovano sotto la minaccia di essere sbattuti per strada dall’oggi al domani. Questo ennesimo episodio di razzismo istituzionale, lungi dall’essere un caso isolato, è solo l’inizio di una nuova fase di espulsioni che sta già coinvolgendo tutti i CAS dell’area metropolitana e quindi centinaia di migranti, in piena continuità con le politiche di esclusione e criminalizzazione del governo Meloni.

Sul foglio che è stato consegnato ai migranti si legge che sono stati segnalati per l’inserimento ad un progetto SAI, ma al momento non hanno ricevuto alcuna comunicazione e rimangono in attesa. ASP Città Metropolitana, ente del Comune di Bologna responsabile dell’integrazione e dei servizi, non ha mostrato alcuna intenzione di assumersi le proprie responsabilità e di attivare percorsi di accoglienza nei SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) per garantire una sistemazione ai migranti coinvolti.

I migranti che vengono espulsi dal CAS finiscono quindi per strada, senza alcuna rete di protezione. La prefettura sa bene che quelli che restano nei centri lo fanno perché è diventato impossibile poter trovare lavoro e una soluzione abitativa degna. E’ inutile quindi nascondersi dietro la burocrazia e dire che si stanno solo facendo rispettare le leggi. Solo la volontà politica di non investire in soluzioni abitative – dettata da razzismo istituzionale e da bilanci sulla pelle delle e dei migranti- spiega la scelta di mettere in strada migranti senza preavviso e senza nessuna sistemazione.

Chiediamo che si trovi una soluzione immediata alle scelte sempre più razziste, classiste e violente della Prefettura e che i provvedimenti di espulsione vengano immediatamente sospesi. Nel frattempo, i giovani interessati dalla misura resteranno all’interno della struttura di Malalbergo, gestita da Mondo Donna, in attesa di soluzioni concrete.

Queste soluzioni devono provenire anche e soprattutto da chi, come il comune di Bologna, per anni ha fatto dell'”accoglienza democratica” la propria bandiera, e attualmente si sta spendendo nella campagna referendaria in nome dei diritti e dell’integrazione. Bologna non può diventare la vetrina dell’ideologia securitaria promossa dal governo centrale. Contro tutto questo continueremo ad attivarci come collettività al fianco delle e dei migranti, pronte a farsi sentire per dimostrare alle istituzioni che non accetteremo in silenzio le loro scelte razziste.

PLAT – Piattaforma di intervento sociale
CoordinamentoMigranti
Collettivo Edera

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