SCP // Voci e lotte migranti dall’Interporto

 

 

 

Pubblichiamo il nuovo numero di Senza chiedere il permesso! Si tratta di un foglio speciale, scritto dal Coordinamento Migranti Interporto, e dedicato a voci e lotte migranti dall’Interporto, a pochi km dal centro di Bologna! In questo numero trovate:

Non lavoriamo più in queste condizioni: la protesta dei richiedenti asilo. La settimana scorsa una decina di lavoratori di uno dei magazzini più grandi dell’Interporto ha smesso di lavorare per protestare contro un capo reparto che aveva mandato a casa prima della fine del turno di lavoro alcuni richiedenti asilo assunti con un’agenzia interinale. Dentro i magazzini i capi reparto molte volte fanno di tutto per attaccare e umiliare i lavoratori, soprattutto i richiedenti asilo assunti con le agenzie. Li chiamano “n*gri di merda” o si rivolgono con altre espressioni razziste. Usano la loro posizione per ricattarli e sfruttarli ancora di più, ordinando loro di fare anche il lavoro degli altri.

Sciopero delle donne migranti alla Yoox: contro lo sfruttamento maschilista e razzista. Dal 25 novembre scorso le lavoratrici dei magazzini Yoox in Interporto sono in sciopero contro l’azienda. L’Assemblea donne del Coordinamento migranti ha costruito insieme alle operaie una lotta che ha superato i cancelli dell’interporto, uno sciopero femminista.

Le agenzie interinali e lo sfruttamento del lavoro migrante. Lavoro in un magazzino con un’agenzia interinale – ci racconta A. Mi chiamano quando gli pare, anche durante i fine settimana. Sul mio contratto c’è scritto che lavoro perché con la pandemia sono aumentati gli ordini. I contratti sono brevissimi, una settimana o due, nessuno sa cosa sarà di noi quando l’emergenza sarà finita». Ecco lo sfruttamento nei magazzini dell’Interporto, dove in particolare i richiedenti asilo lavorano tramite agenzie interinali, spesso con contratti a chiamata. Il telefono squilla anche di notte e nei giorni festivi. Quando non si è disposti a lavorare, perché non ci sono bus e di notte in bici o a piedi le strade sono pericolose, non si viene più chiamati.

Morire sulle strade della grande fabbrica dell’Interporto. Lo scorso 23 dicembre Ogbemudia Osifa, un giovane richiedente asilo nigeriano, è stato investito e ucciso da un’auto mentre tornava a casa a piedi alla fine del suo turno di lavoro. La notizia non è stata riportata dalla stampa, ma non si è trattato di un incidente imprevisto. Quello che è successo a lui potrebbe succedere a uno qualsiasi dei tanti migranti che ogni giorno e ogni notte devono raggiungere l’Interporto a piedi, in bicicletta o in monopattino, percorrendo una strada pericolosissima.

Vedi e scarica a questo link il giornale in pdf: https://www.coordinamentomigranti.org/foglio-interporto/ 

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